Come saprete tutti il vero capodanno non è a gennaio ma a
settembre-ottobre . A settembre-ottobre si fanno i buoni propositi, si
tenta di ricominciare qualcosa di buono, si fanno diversi giuramenti del
tipo “questa sigaretta sarà l’ultima LO GIURO” e “inizierò a correre LO
GIURO” e “seguirò tutte le lezioni all’università LO GIURO” e qualunque
intenzione più o meno buona seguita dalle parole “LO GIURO”.
Io il primo ottobre avevo deciso che sarei andata in biblioteca a
studiare ogni giorno come l’anno scorso. E lo sto facendo e funziona. Per ora è
l’unico buon proposito rispettato. 5 ore di full immersion nello studio
che si va in biblioteca perché lì mica puoi parlare. Mica puoi distrarti. Mica
hai internet per vedere le serie tv.
La biblioteca è un universo a parte, è un microcosmo fatto di
gente che sottolinea grossi libri e fa le pause con caffè scadente e sigaretta
con delle sue proprie regole gerarchiche e gruppetti sociali distinti. La
biblioteca è uno stile di vita. Ci devi entrare con la testa oltre che col
corpo, in biblioteca.
In linea di massima ci trovi sempre le stesse persone. Ci sono
quelli più assidui che vanno ogni giorno che leva il medico di torno, ci sono
quelli che vanno a giorni alterni e gli sporadici. Quelli quotidiani hanno il
controllo della biblioteca.
Io faccio parte di quelli.
tsk tsk.
I have the powah.
Siamo quelli col potere perché ormai abbiamo colonizzato i tavoli,
ognuno ha il suo posto, un po’ come Sheldon Cooper, “that’s my spot” e non si
tocca. Gli altri si arrangiano.
Per esempio l’anno scorso il tavolo a sinistra sotto la
finestra era di due ragazze metallare che devono aver finito l’università
perché ora quella postazione è vacante. Mi mancherete, con le vostre
magliette degli Opeth e dei Cradle of filth.
Ora, immaginate questa biblioteca con dei grandi tavoloni in pvc
finto legno suddivisa in 5 zone principali:
In posizione centrale c’è il gruppetto di lingue e lettere
perché lì vicino c’è lo scaffale dei dizionari e li puoi
sentire sussurrarsi concitati “mi
passi l’Il?” oppure “mi prenderesti il Larousse?quello
grande. ” e poi fanno
sollevamento pesi per sostenerli.
A destra c’è la categoria “sottolineatori”,
armati di evidenziatori di mille colori pronti ad attaccare le pagine bianche
per farle diventare fosforescenti. Io li chiamo fluorescent
adolescent.
A sinistra ci sono quelli che vengono per sfruttare la connessione
gratuita e molti fanno ricerche vere, qualcuno chatta e qualcuno gioca a
farmville.
Quelli nel tavolo in fondo non so come apostrofarli. È una sorta
di ricettacolo che accoglie tutti, sono misteriosi e giuro che non ho mai visto
nessuno di loro scendere per fare una pausa. Rimangono tutti lì chini sui libri
fino alla chiusura, isolati dal resto del bibliopopolo.
Al piano superiore –perché si, abbiamo le aule fatiscenti,
ma una biblioteca di ben tre piani in ottime condizioni- ci vanno quelli che
devono chiacchierare o ripetere le materie ad alta voce. Essendo salita solo
poche volte ai piani alti non ho elementi sufficienti per deliberare. Non li
conosco.
Generalmente studi indisturbato per tutto il tempo che vuoi perché
è tutto molto silenzioso quasi al limite del noioso. Così tanto che la caduta
di una matita per terra può diventare l’evento più eccitante della giornata, da
far partire la ola.
E se un giorno non sei particolarmente vogliosa di studiare
tutta quella quiete diventa persino snervante.
Poi però di tanto in tanto arriva gente nuova, gli sporadici.
E certe volte è tutto un programma...
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